Il cervello elettrico

Il cervello elettrico Il libro di Simone Rossi ci racconta lo strabiliante funzionamento elettrico del nostro cervello


Il libro. Simone Rossi, che insegna Neurofisiologia presso l Università di Siena, ci racconta in grande sintesi, come può fare solo chi padroneggia la materia, il funzionamento del cervello come una strabiliante macchina elettrica, di cui cominciamo a conoscere molti aspetti.

Pur trattandosi di un testo assolutamente adeguato per l’ aggiornamento professionale, nelle pagine che scorrono è sempre presente una vena auto-biografica e narrativa molto piacevole.

La prospettiva storica del libro inizia dalle prime scoperte sull’attività elettrica cerebrale di Hans Berger (rimaste a lungo inapprezzate) e arriva fino a immaginare il prossimo futuro, con le crescenti conoscenze sui rapporti tra attività elettrica e connettività cerebrale, sui meccanismi patogenetici dell’ epilessia e di altre malattie neurologiche, e infine sulle possibilità di modificare artificialmente l’ eccitabilità delle cellule nervose cerebrale attraverso varie tecniche e apparecchiature, anche molto semplici e già in commercio (neuro-modulazione).  


Cos’è l’ “eccitabilità” delle cellule nervose.  Rossi ci spiega cosa vuol dire che i neuroni sono cellule “eccitabili” e come, grazie a questa loro caratteristica, possono generare segnali (scariche elettriche di varia intensità e frequenza) che viaggiano nei circuiti interconnessi del nostro sistema nervoso.   Questa “connettività" elettrica è sostenuta da una connettività metabolica (per produrre attività micro-elettrica in un certo circuito nervoso, occorre che i neuroni di quel circuito abbiano a disposizione energia, e quindi che siano in grado di estrarre più ossigeno dal sangue e accelerare il loro metabolismo).

Attraverso i segnali elettrici, gli organi di senso comunicano con le aree cerebrali deputate alla loro analisi. Il segnale elettrico che arriva al sistema nervoso dall’ organo di senso porta già informazioni sullo stimolo esterno (es la tonalità e l’ intensità di un suono), che verranno ulteriormente elaborate e interpretate nel loro significato nel sistema nervoso centrale (nelle aree specifiche per quell’organo di senso ma anche, tramite i circuiti associativi, in altre numerose aree cerebrali.  

Stato funzionale dei circuiti neuroni. Il passaggio dell’ attività elettrica nei circuiti neuronali ne modifica lo stato funzionale, li attiva o li disattiva, e ne rafforza o indebolisce le connessioni. Vaste aree cerebrali sono connesse tra loro e variano in maniera sincrona la loro eccitabilità, producendo così un’ attività elettrica ritmica facilmente osservabili, registrando un semplice elettroencefalogramma (EEG).   Quando questi ritmi cambiano, vuol dire che cambia la connettività funzionale cerebrale, cambia lo stato dei circuiti neurali (e può cambiare anche, come è ormai ben noto, anche lo stato mentale della persona, ad es nel passaggio dal sonno alla veglia). Rossi ci racconta vivacemente cosa sono e a cosa servono questi oscillatori, che costruiscono l’attività elettrica dei circuiti nervosi, che noi rileviamo con l’ EEG, e che correlano i nostri stati mentali.

Epilessia. L’ epilessia è una patologia molto diffusa, e può esser considerata una disfunzione dell’equilibrio elettrico del cervello. L’ attività elettrica di un’area, ad es. , sfugge al controllo complessivo, ed una scarica violenta ed anomala si diffonde in maniera massiva a tutta la struttura nervosa interconnessa, provocando quella che è nota tutti come una crisi convulsiva.  

La neuro-modulazione, presidio medico o problema sociale? Rossi si sofferma molto sul fatto che la eccitabilità neuronale di aree circoscritte del nostro cervello può essere modificata artificialmente, attraverso interventi invasivi (ad es. la distruzione chirurgica stereotassica del nucleo subtalamico, per migliorare il controllo motorio nelle persone con Parkinson in fase avanzata) o tecniche non invasive, come la neuromodulazione non invasiva. In questo ultimo caso, con l’applicazione di scariche elettriche o magnetiche sul cranio attraverso speciali apparecchi, si può ottenere un potenziamento od una riduzione dell’ eccitabilità dei neuroni negli strati corticali sottostanti, cosa che si può tradurre in un miglioramento, seppure transitorio, delle performance cognitive e/o motorie e/o della fatica fisica o mentale.   Una di queste tecniche ad es. è la tDCS (transcranial direct corrente stimulation).

Queste pratiche sono in fase di ricerca, in particolare in alcune patologie come la depressione, l’ emicrania e il declino cognitivo. Tuttavia, il loro posto nei percorsi terapeutici non è ancora definito in maniera chiara e universalmente accettato. E’ quindi molto importante leggere in questo libro l’ analisi appassionata e partecipe, ma anche critica, che ne fa Simone Rossi

Rossi ci racconta anche una cosa preoccupante, e cioè che si sta diffondendo la pratica dell’ auto-stimolazione cerebrale, con apparecchi elettrici anche tra i giovani, in maniera non motivata da ragioni di salute e non controllata da medici esperti. Lo scopo di questa auto-stimolazione sarebbe appunto la ricerca di migliori performance cognitive, ad es in condizioni di stress o semplicemente per sentirsi più in forma e tonici, anche mentalmente.

postato il 3 marzo 2021