COVID 19 Report 16 aprile

di Walter Borsini

Scarica il testo completo  del report con i dati e i grafici per Italia, Lombardia, Toscana, Sardegna e Veneto

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COVID 19 - 16 aprile 2020

Report  Covid 19 in Italia del 16 aprile 2020 con analisi dell' epidemia in Italia, Lombardia, Toscana, sardegna e Veneto.

In Breve

C’è un contenimento dell’ epidemia , che è diverso nelle varie regioni:   il traguardo di 0 nuovi casi è a portata di mano in alcune regioni , ma in altre restano ancora troppi nuovi casi diagnosticati ogni giorno.

La medicina territoriale, la gestione dei nuovi casi, in particolare sul territorio e al loro domicilio, asse portante della fase 2, che potrà anche avvalersi di app per il contact tracing.

La elevata mortalità in Italia è stata condizionata non solo dall’ età più avanzata della popolazione italiana, ma anche e sopratutto dal sovraccarico improvviso delle strutture ospedaliere stesse, specie in Lombardia, cosa a cui sono seguite strategie di compenso, che non si sono poi rivelate opportune (coinvolgimento delle RSA nelle gestione dei pazienti positivi, privilegiare la diagnostica nei soggetti gravi, trascurando l’ approccio attraverso la medicina di territorio, la diagnosi precoce e la prevenzione del contagio intra-familiare).

Report    16 aprile 

Gli aggiornamenti quotidiani delle protezione civile sull’ andamento dell’ epidemia Covid 19 in Italia e nelle varie Regioni non sono una foto esatta dei contagi e neppure delle morti per infezione da Sars Cov 2, ma costituiscono comunque un materiale assai prezioso per farsi un‘ idea di quello che sta succedendo.

In questo breve report si è esaminato l’ andamento dell’ epidemia da inizio marzo al 16 aprile, in Italia, e in alcune regioni (Lombardia, Toscana, Sardegna e Veneto).

Si può riassumere il report in 11 highlights

  1. E’ in corso un rallentamento dell’ epidemia in Italia e nelle singole Regioni esaminate: Il numero totale di nuovi casi diagnosticati ogni giorno è in riduzione dovunque, ma solo in Sardegna, tra le Regioni esaminate, sembra essere vicino allo 0.  
  2. Nelle altre tre regioni ci sono ancora molte nuove diagnosi di Covid 19 ogni giorno, in Lombardia sopratutto, ma anche in Toscana e Veneto, ad indicare ancora una significativa circolazione virale in queste Regioni , nonostante il rallentamento della epidemia. La chiara consapevolezza di questo punto sarà necessaria per la programmazione e gestione della fase 2.
  3. I nuovi pazienti attualmente positivi (variazione giornaliera dei pazienti che sono in ospedale, terapia intensiva o isolamento domiciliare, indice che non tiene conto quindi dei pazienti guariti o deceduti)   calano ancora di più dei nuovi casi diagnosticati ogni giorno. Questo parametro è in calo in tutte le regioni e particolarmente in Sardegna e Veneto.
  4. In Lombardia e in Toscana il calo dei pazienti attualmente positivi avviene sopratutto per la riduzione dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con aumento relativo dei pazienti in isolamento domiciliare. In Sardegna e in Veneto sembrerebbe che tutte e tre le quote (ospedalizzati, terapia intensiva, isolamento domiciliare) dei pazienti attualmente positivi siano in calo. Si tratta di tendenze in atto da pochi giorni e che necessitano di conferma.
  5. La politica estensiva dei tamponi sembra correlare positivamente con l’ incremento temporale dei soggetti in isolamento domiciliare sopratutto in Lombardia , e con minore evidenza in Toscana. Nelle altre due regioni il numero di soggetti in isolamento domiciliare, almeno negli ultimi giorni del periodo esaminato, sembra scendere nonostante l’ estensione progressiva nello stesso periodo del numero di tamponi. Questo può essere un indicatore indiretto di una sensibilmente maggiore e ancora nascosta circolazione del virus in Lombardia, e meno in Toscana.
  6. Il picco è stato raggiunto il 21/03 in Lombardia. Il 21/03 è anche la data di picco in Veneto (cui è seguito un lungo plateau lentamente degradante).   Meno definito il picco in Sardegna ( anche per i piccoli numeri), che può essere collocato ftra il 20/03 e il 28/03. In Toscana il picco è stato raggiunto il 02/04.
  7. Le misure preventive in Italia sono state prese scaglionate, e sono in atto dal 23/02 in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. Le ultime misure restrittive nazionali sono in vigore infine dal 23/03. La latenza del picco rispetto alle iniziali misure preventive prese nelle varie aree è stata di 27 giorni in Lombardia e Veneto, di 25 giorni in Toscana. Una latenza più incerta ci sarebbe stata in Sardegna (20- 28 giorni).
  8. Considerando queste latenze, l’ effetto pieno delle misure preventive adottate finora in Italia sarà visibile entro il 25.04 (le ultimi misure preventive sono in atto dal 23/03, e quindi i loro effetti dovrebbero essere pienamente visibili alla data del 25/04
  9. La mortalità per COVID 19 (n° totale di decessi /n° totale di diagnosi ad una certa data per 100) mostra delle differenze marcatissime tra l’ intero territorio nazionale, la Lombardia e le altre Regioni esaminate, suggerendo che ci siano stati fattori locali che hanno determinato una mortalità così alta in Lombardia, e che uno di questi fattori locali possa essere stato il sovraccarico improvviso delle strutture sanitarie di ricovero e di terapia intensiva.
  10. Una informazione molto suggestiva a conferma di questa ipotesi ci viene dall’ andamento temporale delle nuove morti che si sono verificate ogni giorno, nel breve termine, dopo il raggiungimento del picco dell’ epidemia nelle varie Regioni. In Lombardia ( ma non nelle altre Regioni) le nuove morti giornaliere calano già 6 -7 giorni dopo che il picco è scavalcato e quindi non appena la pressione sulle strutture sanitarie si riduce. L’ andamento delle nuove morti giornaliere invece continua a salire oppure non mostra un trend chiaro nelle altre regioni , dove il sovraccarico delle strutture sanitarie non c’è stato alla stessa maniera che in Lombardia. In queste Regioni probabilmente l’ andamento delle nuove morti giornaliere è espressivo della storia naturale di medio-lungo termine della malattia, e non è stato gravato, almeno non nella stesa maniera della Lombardia, dalla condizione di stress e sovraccarico delle strutture ospedaliere e di terapia intensiva, o da altri fattori gestionali dei primi momenti dell’ epidemia. Di conseguenza ci aspettiamo che, in Toscana, Sardegna e Veneto, un chiaro calo delle morti giornaliere compaia non prima (ma forse sensibilmente dopo) di 15 giorni dal picco di contagio (cioè dal picco delle nuove diagnosi giornaliere), vista la storia clinica piuttosto lunga delle forma gravi e ospedalizzate di Covid 19.
  11. E’ opinione condivisa che la maggior parte degli italiani (90%?) non ha incontrato il virus. Si stima che il virus abbia infettato tra il 5% e il 15% delle popolazione nelle varie regioni, il 10% in Italia presa come un intero. Questo potrebbe voler dire che ci sono o ci sono stati oltre 6.000.000 di Italiani contagiati a fronte di meno di 170.000 diagnosi al 16/04. In questa riserva circola il virus, probabilmente in micro-focolai (familiari, istituzionali, comunità), pronto a eventuali nuove fiammate se gliene daremo l’ opportunità.

25 aprile 2020

ITALIA

Al momento attuale ci sono indicatori di un rallentamento della diffusione dell’ epidemia.  

Ogni giorno si continuano a registrare nuove diagnosi di Covid 19 in Italia, e quindi la epidemia continua a crescere, ma la velocità di crescita è rallentata. I nuovi casi positivi che vengono registrati ogni giorno indicano la forza dell’ epidemia. Questo numero ha ancora il segno +, ma mostra valori assoluti in diminuzione col passare dei giorni (FIG 1). I valori al 16/04 rimangono comunque ancora molto alti (+ 3786 nuovi positivi in un giorno).

Il numero dei nuovi pazienti attualmente positivi registrati ogni giorno è pure in crescita, ma anche questo numero ha rallentato la sua progressione , in maniera ancora più evidente, come era logico aspettarsi considerando che questo numero si riduce via via che i pazienti escono dall’ area assistenziale ( come succede appunto con la guarigione o , purtroppo, con il decesso).   Tuttavia anche per questo parametro al 16/04 il segno è +: + 1199 pazienti. In sintesi questo è un indicatore del carico assistenziale   necessario ogni giorno per la gestione dell’ epidemia, negli ospedali , nelle terapie intensive e sul territorio. I pazienti attualmente positivi sono infatti divisi tra ospedale (degenze ordinarie e Terapie Intensive ) e il proprio domicilio, o altre situazioni di isolamento. Possiamo così vedere nella FIG 2 che il + 1199 dei nuovi attualmente positivi registrati al 16/04 deriva dalla somma di +2092 in isolamento domiciliare e - 893 ospedalizzati.

Questo cambiamento dello scenario dei pazienti (aumentano quelli in isolamento domiciliare mentre si riducono le forme più gravi di malattia necessitanti l’ ospedalizzazione) è frutto di un mix di fattori:

  1. la riduzione dei contagi si ripercuote in una riduzione del sovraccarico delle strutture ospedaliere e in particolare delle terapie intensive, con potenziali migliori esiti per i pazienti.  
  2. una diversa politica dei tamponi, che vengono fatti in maniera un pò più diffusa e quindi rilevano anche i pazienti medio-pauci-asintomatici e non solo i casi più gravi.  
  3. una più accurata cura della malattia nei soggetti in fase iniziale o con sintomi meno gravi; questo dovrebbe essere accertato con lo studio del decorso dei pazienti, delle cartelle cliniche ospedaliere, e dalle informazioni, per ora assai carenti, provenienti dalla Medicina del territorio, che dovrebbe preoccuparsi delle tante persone confinate in casa, positive al Covid 19, oppure ammalate con sintomi respiratori e mai tamponate o accertate per il Covid 19.

La FIG 3 mostra che, nell’ ultima settimana di osservazione,   i tamponi totali effettuati crescono più velocemente del numero di casi in osservazione domiciliare, suggerendo che l’ estensione del numero dei tamponi, nel panorama italiano del COVID 19, non è l’ unico fattore che contribuisce a spiegare l’ incremento dei casi in isolamento domiciliare rispetto a quelli ospedalizzati.

L’ acme giornaliero delle nuove diagnosi si è avuto il 21/03 con 6.557 nuovi casi in un giorno. Da allora è evidente un trend di progressiva ma lenta riduzione delle nuove diagnosi giornaliere, fino al valore di 3.786 nuove diagnosi al 16/04. IL calo delle nuove diagnosi è evidente , ma rimane comunque una significativa circolazione virale.

Le prime misure di distanziamento sociale e prevenzione del contagio sono in atto dal 24/02   in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. La latenza tra le prime misure preventive, che riguardavano solo alcune Regioni (ma si tratta delle Regioni più pesantemente aggredite dall’ epidemia), e il picco dei positivi è stato di circa 27 giorni. Gli effetti delle misure di prevenzione sono riconoscibili nell’ andamento dei grafici dell’ epidemia che abbiamo descritto. Considerando che le ultime misure di prevenzione del contagio sono entrate in vigore dal 23/03, è probabile che l’ effetto pieno di queste misure sarà raggiunto entro il mese successivo , e quindi entro il 25/04.

Lo studio analitico dei nuovi casi che si stanno presentando in queste e nelle prossime settimane potrebbe fornire delle informazioni importanti per contrastare la diffusione del virus. Un nucleo duro di nuove diagnosi giornaliere, e quindi di infezioni, che resistesse agli effetti benefici delle misure di prevenzione, deve spingere a cercare altre strategie di contenimento dell’ epidemia, oltre quelle messe in atto finora. Come si sono infettati ad es. i circa 3800 nuovi casi registrati il 16/04? Non dovrebbe essere impossibile saperlo dallo studio delle cartelle, dai dati della medicina di territorio che è in costruzione, oppure con le prossime app di contact tracing. Da qui verrà secondo me la risposta di cosa dobbiamo fare, oltre a quello che abbiamo già fatto, per prevenire le infezioni residue. Da qui ,verranno tante informazioni utili per la cosiddetta fase 2, di ripresa vigile e monitorata delle attività usuali. In questa fase sarà assolutamente necessaria una sorveglianza medica ( e amministrativa) stretta del territorio, cosa che è in costruzione, ma non ancora affidabile come dovrebbe essere.

Sempre nella FIG 1 si può osservare il leggero calo il numero delle nuove morti, che vengono registrate ogni giorno. Il numero maggiori di morti al giorno si è avuto il 27/03 , con 969 decessi, e quindi 6 giorni dopo il picco dei nuovi contagi. Chiaramente questo numero si riferiva a decessi per malattie iniziate nella fase ascendente del picco dell’ epidemia. Il calo delle morti giornaliere, che è comparso a così pochi giorni a distanza dal picco dell’ epidemia, non è probabilmente un effetto diretto del calo dei contagi (è troppo precoce!) ma piuttosto un effetto indiretto del minor sovraccarico sugli ospedali (effetto indiretto della riduzione del contagio sulla qualità dell’ assistenza).     Un punto che rimane da approfondire è la latenza tra diagnosi e decesso, che è riportata non inferiore a 15 giorni in alcuni report dell’ Istituto Superiore di Sanità.

Come è noto la % di deceduti sui diagnosticati in Italia è molto alta, del 13% al 16/04. Questa percentuale mostra un trend lento di crescita costante che non si è ancora interrotto, indicando che c’è un’ onda lunga dei decessi, che possono seguire anche molto a distanza la diagnosi. Quindi ci sono due effetti contrastanti che influenzano la mortalità:

  1. la tendenza a lenta crescita del rapporto deceduti/diagnosticati, dovuta alla lunga durata della malattia e al tempo piuttosto lungo che intercorre tra diagnosi e decesso
  2. la lieve ma chiara riduzione delle nuove morti giornaliere che segue precocemente la riduzione del picco dei contagi e che è probabilmente effetto della riduzione del sovraffollamento delle aree ospedaliere critiche.  

E’ molto interessante rispondere ad una domanda: quanti Italiani sono stati contagiati dal virus?. Sembra ormai accettato da tutti, e riconosciuto anche da esperti dell’ Istituto Superiore di Sanità, che la percentuale di italiani che è stata contagiata è molto bassa.    

La % di positività dei tamponi in Italia era del 17% il 10/03, è aumentata fino ad un massimo di 23% tra il 21/03 e il 24/03, per poi scendere gradualmente fino al 14% del 16/04. E’ probabile che la diffusione del virus tra gli Italiani sia inferiore a queste %, e quindi ipotizziamo, giusto per farsi un’ idea, che sia del 10%. Ciò vorrebbe dire che il 90% degli Italiani non ha contratto l’ infezione, ma anche che ci sono circa 6 milioni di Italiani che l’ hanno contratta, a fronte di 169.000 diagnosticati al 16/04!  

I nuovi casi vengono da questa riserva di contagiati non sconosciuti, oppure vengono dai contatti diretti dei soggetti recentemente diagnosticati? E’ un punto focale per la prevenzione del contagio nelle prossime settimane e mesi.

Sembra che il virus abbia un ‘ altissima contagiosità nei micro-ambienti e nelle micro-comunità (vedi RSA e Ospedali), mentre sia molto meno presente nella maggior parte del paese , in particolare negli spazi ampi ed aperti, non affollati.

La prevalenza   per 100.000 ab della malattia in Italia al 16/04 è rispettivamente (TAB 3) :   280 positivi, 37 deceduti e 67 guariti.


Segue il report per Lombardia, Toscana, Sardegna e Veneto. Guarda il PDF o prosegui


LOMBARDIA

Al momento attuale ci sono indicatori di un rallentamento della diffusione dell’ epidemia.  

Ogni giorno si continuano a registrare nuove diagnosi di Covid 19 in Lombardia, e quindi la epidemia continua a crescere, ma la velocità di crescita è rallentata. I nuovi casi positivi che vengono registrati ogni giorno indicano la forza dell’ epidemia. Questo numero ha ancora il segno +, ma mostra valori assoluti in diminuzione col passare dei giorni (FIG 4). I valori al 16/04 rimangono comunque ancora molto alti (+ 941 nuovi positivi in un giorno).

Il numero dei pazienti attualmente positivi registrati ogni giorno è pure in crescita, ma anche questo numero ha rallentato la sua progressione , in maniera ancora più evidente, come era logico aspettarsi considerando che questo numero si riduce via via che i pazienti escono dall’ area assistenziale ( come succede appunto con la guarigione o , purtroppo, con il decesso).   Tuttavia anche per questo parametro al 16/04 il segno è +: + 169 pazienti.  

In sintesi questo è un indicatore del carico assistenziale   necessario ogni giorno per la gestione dell’ epidemia, negli ospedali , nelle terapie intensive e sul territorio. I pazienti attualmente positivi sono infatti divisi tra ospedale (degenze ordinarie e Terapie Intensive ) e il proprio domicilio, o altre situazioni di isolamento. Possiamo così vedere nella FIG 5 che il + 169 dei nuovi attualmente positivi registrato al 16/04 deriva dalla somma di +898 in isolamento domiciliare e - 729 ospedalizzati).

Questo cambiamento dello scenario dei pazienti (aumentano quelli in isolamento domiciliare mentre si riducono le forme più gravi di malattia necessitanti l’ ospedalizzazione) è frutto di un mix di fattori:

  1. la riduzione dei contagi si ripercuote in una riduzione del sovraccarico delle strutture ospedaliere e in particolare delle terapie intensive, con potenziali migliori esiti per i pazienti.  
  2. una diversa politica dei tamponi, che vengono fatti in maniera un pò più diffusa e quindi rilevano anche i pazienti medio-pauci-asintomatici e non solo i casi più gravi.  
  3. una più accurata cura della malattia nei soggetti in fase iniziale o con sintomi meno gravi; questo dovrebbe essere accertato con lo studio del decorso dei pazienti, delle cartelle cliniche ospedaliere, e dalle informazioni, per ora assai carenti, provenienti dalla Medicina del territorio, che dovrebbe preoccuparsi delle tante persone confinate in casa, positive al Covid 19, oppure ammalate con sintomi respiratori e mai tamponate o accertate per il Covid 19.

A differenza che nello scenario nazionale, La FIG 6 mostra per la Lombardia una correlazione tra l’ estensione del numero totale di tamponi e l’ incremento relativo dei pazienti in isolamento domiciliare rispetto a quelli ospedalizzati. Questo suggerisce che l’ estensione dei tamponi sia un fattore significativo per spiegare questo fenomeno in Lombardia più che nell’ intero contesto nazionale.

L’ acme giornaliero delle nuove diagnosi si è avuto il 21/03 con 3251 nuovi casi in un giorno. Da allora è evidente un trend di progressiva ma lenta riduzione delle nuove diagnosi giornaliere, fino al valore di 941 nuove diagnosi al 16/04. IL calo delle nuove diagnosi è evidente , ma rimane comunque una significativa circolazione virale.

Le prime misure di distanziamento sociale e prevenzione del contagio sono in atto dal 24/02   in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. La latenza tra le prime misure preventive, che riguardavano proprio la Regione Lombardia oltre che il Veneto, e il picco dei positivi in Lombardia è stato di circa 27 giorni. Gli effetti delle misure di prevenzione sono riconoscibili nell’ andamento dei grafici dell’ epidemia che abbiamo descritto. Considerando che le ultime misure di prevenzione del contagio sono entrate in vigore dal 23/03, è probabile che l’ effetto pieno di queste misure sarà raggiunto entro il mese successivo , e quindi entro il 25/04.

Lo studio analitico dei nuovi casi che si stanno presentando in queste e nelle prossime settimane potrebbe fornire delle informazioni importanti per contrastare la diffusione del virus. Un nucleo duro di nuove diagnosi giornaliere, e quindi di infezioni, che resistesse agli effetti benefici delle misure di prevenzione, deve spingere a cercare altre strategie di contenimento dell’ epidemia, oltre quelle messe in atto finora. Come si sono infettati ad es. i 941 nuovi casi registrati il 16/04? Non dovrebbe essere impossibile saperlo dallo studio delle cartelle, dai dati della medicina di territorio che è in costruzione, oppure con le prossime app di contact tracing. Da qui verrà secondo me la risposta di cosa dobbiamo fare, oltre a quello che abbiamo già fatto, per prevenire le infezioni residue. Da qui ,verranno tante informazioni utili per la cosiddetta fase 2, di ripresa vigile e monitorata delle attività usuali. In questa fase sarà assolutamente necessaria una sorveglianza medica ( e amministrativa) stretta del territorio, cosa che è in costruzione, ma non ancora affidabile come dovrebbe essere.

Sempre nella FIG 4 si può osservare il leggero calo del numero delle morti, che vengono registrate ogni giorno. Il numero maggiori di morti al giorno si è avuto il 28/03 , con 542 decessi, e quindi 7 giorni dopo il picco giornaliero dei contagi. Chiaramente quesi decessi erano l’ esito di malattie iniziate nella fase ascendente del picco dell’ epidemia. Il calo delle morti giornaliere, che è comparso a così pochi giorni a distanza dal picco dell’ epidemia, non è ragionevolmente un effetto diretto del calo dei contagi stessi (è troppo precoce!), ma è piuttosto un effetto del minor sovraccarico sugli ospedali (effetto indiretto della riduzione del contagio sulla qualità dell’ assistenza).     Un punto che resta da approfondire è la latenza tra diagnosi e decesso, che è riportata non inferiore a 15 giorni in alcuni report dell’ Istituto Superiore di Sanità.

Come è noto la % di deceduti sui diagnosticati in Lombardia è molto alta, e molto superiore a quella media nazionale, ed è del 18% al 16/04. Questa percentuale mostra un trend lento di crescita costante che non si è ancora interrotto, indicando che c’è un’ onda lunga dei decessi, che possono seguire anche molto a distanza la diagnosi.

Quindi ci sono due effetti contrastanti che influenzano la mortalità:

  1. la tendenza a lenta crescita del rapporto deceduti/diagnosticati, dovuta alla lunga durata della malattia e al tempo piuttosto lungo che intercorre tra diagnosi e decesso
  2. la lieve ma chiara riduzione delle nuove morti giornaliere che segue precocemente la riduzione del picco dei contagi e che è probabilmente effetto della riduzione del sovraffollamento delle aree ospedaliere critiche.  

E’ molto interessante rispondere ad una domanda: quanti lombardi hanno preso il virus?.

Le % di positività dei tamponi in Lombardia sono significativamente più alte di quelle osservate livello nazionale , e vanno dal 28% il 10/03, ad un massimo del 40% il 24/03, al 27% del 16/04. La differenza di queste percentuali tra Italia e Lombardia (più alte in Lombardia) potrebbe indicare una differente politica dei tamponi e/o una maggiore circolazione del virus in Lombardia.

Al 16/04 Sono stati eseguiti tamponi a 1952 persone per 100.000   in Italia e a 2313 persone per 100.000 ab in Lombardia. La politica dei tamponi della Lombardia è quindi più aperta (estesa) di quella nazionale, e di conseguenza, a mio parere, le maggiore positività dei tamponi in Lombardia indica una maggiore diffusione del virus in questa regione rispetto al territorio nazionale nel suo insieme. Se così non fosse , l’ estensione dei tamponi si assocerebbe a una diminuzione della % di positività.

E’ probabile che la diffusione del virus tra l’intera popolazione lombarda sia inferiore alla % di positività dei tamponi, che sono stati comunque eseguiti su popolazione a rischio e non sulla popolazione generale. Si potrebbe ipotizzare, giusto per farsi un’ idea, che i contagi in Lombardia abbiano interessato il 15% della popolazione. Ciò vorrebbe dire che l’ 85% dei lombardi non ha contratto l’ infezione, ma anche che ci sono circa un milione e mezzo di persone in Lombardia, che l’ hanno contratta , a fronte di 63.000 diagnosticati al 16/04!  

I nuovi casi che ancora vengono registrati ogni giorno vengono da questa riserva di non diagnosticati, oppure vengono dai contatti diretti dei soggetti recentemente diagnosticati? E’ un punto focale per la prevenzione del contagio nelle prossime settimane e mesi.

Sembrerebbe che il virus abbia un ‘ altissima contagiosità ma nei micro-ambienti e nelle micro-comunità (vedi RSA e Ospedali), mentre sia molto meno presente nella maggior parte della regione , in particolare negli spazi ampi ed aperti, non affollati.

La prevalenza per 100.000 ab. della malattia in Lombardia è riportata nella TAB 3     i positivi sono 627, i decessi 115 e i guariti 183  

TOSCANA

Al momento attuale ci sono indicatori di un rallentamento della diffusione dell’ epidemia .  

Ogni giorno si continuano a registrare nuove diagnosi di Covid 19 in Toscana, e quindi la epidemia continua a crescere, ma la velocità di crescita è rallentata. I nuovi casi positivi che vengono registrati ogni giorno indicano la forza dell’ epidemia. Questo numero ha ancora il segno +, ma mostra valori assoluti in diminuzione col passare dei giorni (FIG 7). I valori al 16/04 rimangono comunque ancora alti (+ 277 nuovi positivi in un giorno).

Il numero dei pazienti attualmente positivi registrati ogni giorno è pure in crescita, ma anche questo numero ha rallentato la sua progressione , in maniera ancora più evidente, come era logico aspettarsi considerando che questo numero si riduce via via che i pazienti escono dall’ area assistenziale ( come succede appunto con la guarigione o , purtroppo, con il decesso).   Tuttavia anche per questo parametro al 16/04 il segno è +: + 196 pazienti. In sintesi questo è un indicatore del carico assistenziale   necessario ogni giorno per la gestione dell’ epidemia, negli ospedali , nelle terapie intensive e sul territorio. I pazienti attualmente positivi sono infatti divisi tra ospedale (degenze ordinarie e Terapie Intensive ) e il proprio domicilio, o altre situazioni di isolamento. Possiamo così vedere nella FIG 8 che il + 196 dei nuovi attualmente positivi registrato al 16/04 deriva dalla somma di + 236 in isolamento domiciliare e - 40 ospedalizzati).

Questo cambiamento dello scenario dei pazienti (aumentano quelli in isolamento domiciliare mentre si riducono le forme più gravi di malattia necessitanti l’ ospedalizzazione) è frutto di un mix di fattori:

  1. la riduzione dei contagi si ripercuote in una riduzione del sovraccarico delle strutture ospedaliere e in particolare delle terapie intensive, con potenziali migliori esiti per i pazienti.  
  2. una diversa politica dei tamponi, che vengono fatti in maniera un pò più diffusa e quindi rilevano anche i pazienti medio-pauci-asintomatici e non solo i casi più gravi.  
  3. una più accurata cura della malattia nei soggetti in fase iniziale o con sintomi meno gravi; questo dovrebbe essere accertato con lo studio del decorso dei pazienti, delle cartelle cliniche ospedaliere, e dalle informazioni, per ora assai carenti, provenienti dalla Medicina del territorio, che dovrebbe preoccuparsi delle tante persone confinate in casa, positive al Covid 19, oppure ammalate con sintomi respiratori e mai tamponate o accertate per il Covid 19.

L’ acme giornaliero delle nuove diagnosi si è avuto il 02/04 con 406 nuovi casi in un giorno. Da allora è evidente un trend di progressiva ma lenta riduzione delle nuove diagnosi giornaliere, fino al valore di 277 nuove diagnosi al 16/04. IL calo delle nuove diagnosi è evidente , ma rimane comunque una significativa circolazione virale.

Le prime misure di distanziamento sociale e prevenzione del contagio sono in atto dal 24/02   in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. La latenza tra le   misure preventive nazionali e il picco dei positivi in Toscana è stato di circa 25 giorni. Gli effetti delle misure di prevenzione sono riconoscibili nell’ andamento dei grafici dell’ epidemia che abbiamo descritto. Considerando che le ultime misure di prevenzione del contagio sono entrate in vigore dal 23/03, è probabile che l’ effetto pieno di queste misure sarà raggiunto entro il mese successivo , e quindi entro il 23/04 indicativamente.

Lo studio analitico dei nuovi casi che si stanno presentando in queste e nelle prossime settimane potrebbe fornire delle informazioni importanti per contrastare la diffusione del virus. Un nucleo duro di nuove diagnosi giornaliere, e quindi di infezioni, che resistesse agli effetti benefici delle misure di prevenzione, deve spingere a cercare altre strategie di contenimento dell’ epidemia, oltre quelle messe in atto finora. Come si sono infettati ad es. i 277   nuovi casi registrati il 16/04? Non dovrebbe essere impossibile saperlo dallo studio delle cartelle, dai dati della medicina di territorio che è in costruzione, oppure con le prossime app di contact tracing. Da qui verrà secondo me la risposta di cosa dobbiamo fare, oltre a quello che abbiamo già fatto, per prevenire le infezioni residue. Da qui ,verranno tante informazioni utili per la cosiddetta fase 2, di ripresa vigile e monitorata delle attività usuali. In questa fase sarà assolutamente necessaria una sorveglianza medica ( e amministrativa) stretta del territorio, cosa che è in costruzione, ma non ancora affidabile come dovrebbe essere.

Sempre nella FIG 7 si può osservare che il leggero calo il numero delle nuove morti che vengono registrate ogni giorno, osservato a livello nazionale e lombardo, non compare invece a livello toscano. E’ presente invece un trend in lieve aumento nel tempo fino a 29 decessi registrati il giorno 16/04. Chiaramente quesi decessi sono l’ esito di malattie iniziate nella fase ascendente del picco dell’ epidemia.   Un punto che resta da approfondire è la latenza tra diagnosi e decesso, che è riportata non inferiore a 15 giorni in alcuni report dell’ Istituto Superiore di Sanità.

La % di deceduti sui diagnosticati in Toscana è 7,36 al 16/04. Questa percentuale mostra un trend lento di crescita costante che non si è ancora interrotto, indicando che c’è un’ onda lunga dei decessi, che possono seguire anche molto a distanza la diagnosi.

Come abbiamo già detto, probabilmente ci sono due fattori contrastanti che influenzano la mortalità:

  1. la tendenza a lenta crescita del rapporto deceduti/diagnosticati, dovuta alla lunga durata della malattia e al tempo piuttosto lungo che intercorre tra diagnosi e decesso
  2. la lieve ma chiara riduzione delle nuove morti giornaliere che segue precocemente la riduzione del picco dei contagi e che è probabilmente effetto della riduzione del sovraffollamento delle aree ospedaliere critiche.  

In Toscana l’ andamento della mortalità fino al 16/04 sembra influenzato solo dal fattore a ( a differenza di quello che si è osservato in Lombardia, dove sia il fattore a che il b sembrano in gioco nel condizionare i tassi di mortalità).  

E’ molto interessante rispondere ad una domanda: quanti toscani hanno preso il virus?.

Le % di positività dei tamponi in Toscana sono significativamente più basse di quelle osservate a livello nazionale, e ancora di più lo sono rispetto a quelle lombarde. Vanno dal 12% il 13/03, ad un massimo del 17% il 24/03, al 9% del 16/04. La differenza Lombardia e Toscana da un lato potrebbe indicare una differente politica dei tamponi e/o una maggiore circolazione del virus.

Al 16/04/ Sono stati eseguiti tamponi a 1952 persone per 100.000   in Italia, a 2313 persone per 100.000 ab in Lombardia e a 2457 persone per 100.000 ab in Toscana. La politica dei tamponi della Lombardia e della Toscana appare essere simile. Di conseguenza, a mio parere, le minore positività dei tamponi in Toscana indica una minore diffusione del virus in questa regione rispetto al territorio nazionale nel suo insieme, e in particolare rispetto alla Lombardia.

E’ probabile che la diffusione del virus nell’intera popolazione toscana sia inferiore alla % di positività dei tamponi, che sono stati eseguiti su popolazione a rischio e non sulla popolazione generale. Si potrebbe ipotizzare, giusto per farsi un’ idea, che i contagi in Toscana abbiano interessato il 5% della popolazione. Ciò vorrebbe dire che il 95% dei toscani non ha contratto l’ infezione, ma anche che ci sono circa 186.000 toscani che hanno contratto l’ infezione a fronte che l’ hanno contratto , a fronte di 7.900 diagnosticati al 16/04!

 I nuovi casi vengono da questa riserva di non diagnosticati, oppure vengono dai contatti diretti dei soggetti recentemente diagnosticati? E’ un punto focale per la prevenzione del contagio nelle prossime settimane e mesi.

Va precisato che il numero totale di tamponi è solo un indicatore approssimato del numero di cittadini tamponate, visto che i singoli soggetti fanno spesso più di un tampone. In queste considerazioni comunque il numero di tamponi globali viene considerato ( in mancanza di dati più precisi) un indicatore affidabile della politica regionale di indagine diagnostica a mezzo del tampone. Recenti informazioni dell’ ISS hanno specificato che al 20/04 sono stati eseguiti a livello nazionale circa 1.400.000 tamponi a 943.000 persone.

Sembrerebbe che il virus abbia un ‘ altissima contagiosità nei micro-ambienti e nelle micro-comunità (vedi RSA e Ospedali), mentre sia molto meno presente nella maggior parte della regione , in particolare negli spazi ampi ed aperti, non affollati.

La prevalenza per 100.000 ab della malattia in Toscana  è riportata nella TAB 3:   al 16/04 i positivi sono 213, i decessi 16, e i guariti 20 per 100.000 ab.


SARDEGNA

Al momento attuale ci sono indicatori di un potenziale controllo della diffusione dell’ epidemia, così che sembra a portata di mano l’ obiettivo di 0 nuovi positivi giornalieri.

I nuovi casi positivi che vengono registrati ogni giorno indicano la forza dell’ epidemia. In Sardegna ci sono 3 nuovi casi risultati positivi il 16/04 (FIG 10).  

Il numero dei pazienti attualmente positivi registrati ogni giorno è pure in diminuzione e anzi risulta negativo al 16/04 (-5). Questo numero sta diminuendo, in maniera ancora più evidente del numero di nuovi positivi, come è logico aspettarsi considerando che questo numero si riduce via via che i pazienti escono dall’ area assistenziale ( come succede appunto con la guarigione o , purtroppo, con il decesso).   Il dato degli nuovi attualmente positivi al 16/04 (-05) risulta da -5 pazienti in isolamento domiciliare, e da nessun nuovo paziente ospedalizzato (FIG. 11).    

In sintesi questo è un indicatore del carico assistenziale   necessario ogni giorno per la gestione dell’ epidemia, negli ospedali , nelle terapie intensive e sul territorio. I pazienti attualmente positivi sono infatti divisi tra ospedale (degenze ordinarie e Terapie Intensive ) e il proprio domicilio, o altre situazioni di isolamento.  

In Sardegna, se questo trend venisse confermato , si assiste quindi anche a una riduzione in termini assoluti dei pazienti in isolamento domiciliare, diversamente da quello che si osserva in Lombardia e in Toscana, dove gli attualmente positivi rallentano la loro crescita giornaliera , ma sono ancora rappresentati da numeri positivi, con i pazienti in isolamento domiciliare in relativo aumento rispetto a quelli ospedalizzati . Il fatto che in Sardegna i pazienti attualmente positivi , e in particolare quelli di loro che sono in isolamento domiciliare, siano in diminuzione assoluta (rappresentati da un numero negativo) è un dato che rafforza l’ idea che l’ obiettivo 0 nuove infezioni giornaliere ia a portata di mano.

Nella Fig 12 si può notare che all’ incremento recente del numero totale di tamponi non è corrisposto in Sardegna alcun incremento del numero relativo o assoluto dei pazienti in isolamento domiciliare, altro indizio di scarsa diffusione del virus in sardegna.

L’ acme giornaliero delle nuove diagnosi si è avuto in un periodo non ben definito tra il 20 e il 28/03 con un massimo di 94 nuovi casi in un giorno. Da allora è evidente un trend di progressiva ma lenta riduzione delle nuove diagnosi giornaliere, fino al valore di 3 nuove diagnosi al 16/04. IL calo delle nuove diagnosi è evidente e si avvicina al target di 0 nuove diagnosi giornaliere.

Le prime misure di distanziamento sociale e prevenzione del contagio sono in atto dal 24/02   in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. La latenza tra le   misure nazionali e il picco dei positivi in Sardegna   è stato di circa 12-20 giorni. Gli effetti delle misure di prevenzione sono riconoscibili nell’ andamento dei grafici dell’ epidemia che abbiamo descritto. Considerando che le ultime misure di prevenzione del contagio sono entrate in vigore dal 23/03, è probabile che l’ effetto pieno di queste misure sarà raggiunto entro pochi giorni dal 16/04/2020

Naturalmente anche dopo il raggiungimento dell’ obiettivo 0 nuovi positivi al giorno, sarà necessario monitorare la situazione di salute della popolazione, per evidenziare subito eventuali nuovi casi o micro-focolai. Qualora comparissero nuovi casi positivi, si dovrebbe risalire all’ origine dell’ infezione dall’ anamnesi clinico-epidemiologica dei pazienti, dai dati della medicina di territorio che è in costruzione, e che può anche servirsi delle app di contact tracing. Da qui verrà la risposta a cosa dobbiamo fare, oltre a quello che abbiamo già fatto, per prevenire le infezioni residue. Da qui verranno tante informazioni utili per la cosiddetta fase 2, di ripresa vigile e monitorata delle attività usuali. In questa fase sarà assolutamente necessaria una sorveglianza medica ( e amministrativa) stretta del territorio, cosa che è in costruzione, ma non ancora affidabile come dovrebbe essere. Questo avverrà prima e più rapidamente nelle Regioni dove il controllo dell’ epidemia è stato più precoce e più pieno, ma neppure queste regioni potranno fare a meno di un attento monitoraggio della situazione epidemiologica nella fase 2.

Sempre nella FIG 10 si può osservare che i decessi giornalieri non mostrano un preciso trend, questo anche per i piccoli numeri, con massimi di 6 nuovi decessi in un giorno. Al 16/04 i nuovi decessi sono stati 2.  

La % di deceduti sui diagnosticati in Sardegna è 7,30 al 16/04, identica a quella della Toscana. Questa percentuale mostra un trend lento di crescita costante che non si è ancora interrotto, indicando che c’è un’ onda lunga dei decessi, che possono seguire anche molto a distanza la diagnosi.

Come abbiamo già detto, probabilmente ci sono due fattori contrastanti che influenzano la mortalità:

  1. la tendenza a lenta crescita del rapporto deceduti/diagnosticati, dovuta alla lunga durata della malattia e al tempo piuttosto lungo che intercorre tra diagnosi e decesso
  2. la lieve ma chiara riduzione delle nuove morti giornaliere che segue precocemente la riduzione del picco dei contagi e che è probabilmente effetto della riduzione del sovraffollamento delle aree ospedaliere critiche.  

In Sardegna l’ andamento della mortalità fino al 16/04 sembra influenzato solo dal fattore a ( a differenza di quello che si è osservato in Lombardia, dove sia il fattore a che il b sembrano in gioco nel condizionare i tassi di mortalità).  

Un punto da approfondire è la latenza tra diagnosi e decesso, che è riportata non inferiore a 15 giorni in alcuni report dell’ Istituto Superiore di Sanità, ma probabilmente è discretamente più lunga. Anche il parametro durata dell’ ospedalizzazione dei pazienti Covid 19 è un dato interessante.

E’ molto interessante rispondere ad una domanda: quanti sardi hanno preso il virus?.

Le % di positività dei tamponi in Sardegna sono significativamente più basse di quelle osservate a livello nazionale, lo sono ancora di più rispetto a quelle lombarde e vicine a quelle trovate in Toscana. Vanno dall’ 8% del 13/03, al massimo del 15% del19/03, al 9% del 16/04.    

Al 16/04/ sono stati eseguiti tamponi solo a 780 persone per 100.000 in Sardegna, numeri molto minori alle altre regioni esaminate e al dato nazionale.    

E’ probabile che la diffusione del virus nell’intera popolazione sarda sia inferiore alla % di positività dei tamponi, che sono stati eseguiti su popolazione a rischio e non sulla popolazione generale. Si potrebbe ipotizzare, giusto per farsi un’ idea, che i contagi in Sardegna abbiano interessato il 5% della popolazione. Ciò vorrebbe dire che il 95% dei sardi non ha contratto l’ infezione, ma anche che ci sarebbero circa 82.000 toscani che hanno contratto l’ infezione a fronte   a fronte di 1164 positivi diagnosticati al 16/04!

In questa riserva di non diagnosticati potrebbero venire eventuali nuovi futuri casi, magari nella fase 2 dell’ epidemia? Questo è un punto focale per la prevenzione del contagio nelle prossime settimane e mesi, che non può neanche in Sardegna prescindere dalle modalità di monitoraggio attento della epidemia , per il riconoscimento precoce di nuovi casi o di nuovi microfolai, con il potenziamento della medicina del territorio che si occupi delle famiglie, delle comunità e dei luoghi di lavoro, anche con l’ ausilio delle app di contact tracing ,e ovviamente con il mantenimento di alcune essenziali misure di distanziamento sociale.

Va precisato che il numero totale di tamponi è solo un indicatore approssimato del numero di cittadini tamponate, visto che i singoli soggetti fanno spesso più di un tampone. In queste considerazioni comunque il numero di tamponi globali viene considerato ( in mancanza di dati più precisi) un indicatore affidabile della politica regionale di indagine diagnostica a mezzo del tampone. Recenti informazioni dell’ ISS hanno specificato che al 20/04 sono stati eseguiti a livello nazionale circa 1.400.000 tamponi a 943.000 persone.

Sembrerebbe che il virus abbia un ‘ altissima contagiosità nei micro-ambienti e nelle micro-comunità (vedi RSA e Ospedali), mentre sia molto meno presente nella maggior parte della regione , in particolare negli spazi ampi ed aperti, non affollati.

La prevalenza per 100.000 ab della malattia in Sardegna è riportata nella TAB 3:   al 16/04 i positivi sono 71, i decessi 5, e i guariti 13 per 100.000 ab.

25 aprile 2020

VENETO

Al momento attuale ci sono indicatori di un rallentamento dell’ epidemia.

I nuovi casi positivi che vengono registrati ogni giorno indicano la forza dell’ epidemia. In Veneto ci sono ancora 366 nuovi casi risultati positivi il 16/04 (FIG 13). Il numero di nuovi positivi giornalieri sta calando lentamente ma rimane piuttosto alto.  

Il numero dei pazienti attualmente positivi registrati ogni giorno è in più rapida diminuzione e risulta di +11 nuovi casi attuali al 16/04. Questo numero sta diminuendo, in maniera ancora più evidente del numero di nuovi positivi, come è logico aspettarsi considerando che questo numero si riduce via via che i pazienti escono dall’ area assistenziale ( come succede appunto con la guarigione o , purtroppo, con il decesso).   Il dato degli 11 nuovi attualmente positivi al 16/04 (-05) risulta da +35 pazienti in isolamento domiciliare, e da -24 pazienti ospedalizzati nessun nuovo paziente ospedalizzato (FIG. 14).    

In sintesi questo è un indicatore del carico assistenziale   necessario ogni giorno per la gestione dell’ epidemia, negli ospedali , nelle terapie intensive e sul territorio. I pazienti attualmente positivi sono infatti divisi tra ospedale (degenze ordinarie e Terapie Intensive ) e il proprio domicilio, o altre situazioni di isolamento.  

In Veneto quindi siamo molto vicini alla decrescita in termini assoluti dei pazienti attualmente positivi ( e quindi attualmente in carico al SSN negli ospedali e a domicilio) , ma questo dato (che è il risultato di un mix di tre indicatori giornalieri dell’ epidemia, e cioè il numero di nuovi positivi, il numero di nuovi guariti e il numero di nuovi decessi , che avvengono ogni giorno) , non deve far dimenticare il dato che in Veneto ci sono ancora molti nuovi casi positivi ogni giorno (366 al 16/04).  

La Fig 15 mostra che i tamponi totali crescono, nell’ ultima settima, più di quanto crescano i soggetti in isolamento domiciliare , questo a causa della politica dei tamponi molto estesa che è in atto in Veneto..

L’ acme giornaliero delle nuove diagnosi si è avuto il 21/03 con un massimo di 586 nuovi casi positivi in un giorno. Da allora è evidente un trend di progressiva ma lenta riduzione delle nuove diagnosi giornaliere, fino al valore di 366 nuove diagnosi al 16/04, che rimane un numero piuttosto elevato.  

Le prime misure di distanziamento sociale e prevenzione del contagio sono in atto dal 24/02   in Lombardia e Veneto, e dal 09/03 su tutto il territorio nazionale. La latenza tra le   misure del 24/02 e il picco dei positivi in Veneto è stato di circa 27 giorni. Gli effetti delle misure di prevenzione sono riconoscibili nell’ andamento dei grafici dell’ epidemia che abbiamo descritto. Considerando che le ultime misure di prevenzione del contagio sono entrate in vigore dal 23/03, è probabile che l’ effetto pieno di queste misure sarà raggiunto a breve , entro il 25/04 circa.

Lo studio analitico dei nuovi casi che continuano ad essere diagnosticati ogni giorno in Veneto può fornire delle informazioni importanti per contrastare la diffusione del virus. Un nucleo duro di nuove diagnosi giornaliere, e quindi di infezioni, che resistesse agli effetti benefici delle misure di prevenzione, deve spingere a cercare altre strategie di contenimento dell’ epidemia, oltre quelle messe in atto finora. Come si sono infettati ad es. i 366   nuovi casi registrati il 16/04? Non dovrebbe essere impossibile saperlo dallo studio delle cartelle, dai dati della medicina di territorio che è in costruzione, oppure con le prossime app di contact tracing. Da qui verrà secondo me la risposta di cosa dobbiamo fare, oltre a quello che abbiamo già fatto, per prevenire le infezioni residue. Da qui ,verranno tante informazioni utili per la cosiddetta fase 2, di ripresa vigile e monitorata delle attività usuali. In questa fase sarà assolutamente necessaria una sorveglianza medica ( e amministrativa) stretta del territorio, cosa che è in costruzione, ma non ancora affidabile come dovrebbe essere. Il Veneto sembra che sia stata una delle prima Regioni a percorrere decisamente questa strada, almeno per quanto ricerca l’ uso estensivo dei tamponi, la ricerca epidemiologica sul territorio. E’ comunque importante che queste misure si accompagnino alla costruzione di un intervento diffuso e concreto di medicina del territorio, che segua le persone sintomatiche o positive nella case, e monitorizzi le condizioni di salute della varie comunità pubbliche o produttive.

Sempre nella FIG 13 si può osservare che i decessi giornalieri non mostrano un trend in diminuzione chiaro ancora al 16/04, con massimi di 64 nuovi decessi in un giorno. Al 16/04 i nuovi decessi sono stati 41.  

La % di deceduti sui diagnosticati in Veneto è 6,54 al 16/04, dello stesso ordina di grandezza di quella osservata in Toscana in Sardegna. Anche in Veneto probabilmente c’è un’ onda lunga dei decessi, che possono seguire anche molto a distanza la diagnosi di Covid 19.

Come abbiamo già detto, probabilmente ci sono due fattori contrastanti che influenzano la mortalità:

  1. la tendenza a lenta crescita del rapporto deceduti/diagnosticati, dovuta alla lunga durata della malattia e al tempo piuttosto lungo che intercorre tra diagnosi e decesso
  2. la lieve ma chiara riduzione delle nuove morti giornaliere che segue precocemente la riduzione del picco dei contagi e che è probabilmente effetto della riduzione del sovraffollamento delle aree ospedaliere critiche.  

In Veneto l’ andamento della mortalità fino al 16/04 sembra influenzato solo dal fattore a ( a differenza di quello che si è osservato in Lombardia, dove sia il fattore a che il b sembrano in gioco nel condizionare i tassi di mortalità).  

Un punto da approfondire è la latenza tra diagnosi e decesso, che è riportata non inferiore a 15 giorni in alcuni report dell’ Istituto Superiore di Sanità, ma probabilmente è discretamente più lunga. Anche il parametro durata dell’ ospedalizzazione dei pazienti Covid 19 è un dato interessante.

E’ molto interessante rispondere ad una domanda: quanti veneti hanno preso il virus?.

Le % di positività dei tamponi in Veneto sono significativamente più basse di quelle osservate a livello nazionale, e i Lombardia e leggermente più basse anche rispetto a quelle delle altre Regioni esaminate in questo report. La positività dei tamponi in Veneto è stata inizialmente del 5%, salita poi ad un punto massimo de 9%, e quindi scesa al 16/04 al 7%.

In Veneto sono stati fatti 4577 tamponi per 100.000 abitante, molto più che in Lombardia e in Toscana. Questo potrebbe aver favorito la scoperta precoce di molti soggetti contagiati con sintomi lievi o asintomatici.

Sicuramente la popolazione del Veneto ha un tasso di contagiati che può essere considerato intorno al 5%, come in Toscana, e quindi circa 245.000 persone, a fronte di un numero totale di diagnosticati di 15.000.

In questa riserva di non diagnosticati potrebbero venire eventuali nuovi futuri casi, magari nella fase 2 dell’ epidemia? Questo è un punto focale per la prevenzione del contagio nelle prossime settimane e mesi. Il Veneto dovrà continuare con modalità di monitoraggio attento della epidemia , per il riconoscimento precoce di nuovi casi o di nuovi micro-focolai, con il potenziamento della medicina del territorio, che si occuperà delle famiglie, delle comunità e dei luoghi di lavoro, anche con l’ ausilio delle app di contact tracing, e ovviamente con il mantenimento di alcune essenziali misure di distanziamento sociale.

Va precisato che il numero totale di tamponi è solo un indicatore approssimato del numero di cittadini tamponate, visto che i singoli soggetti fanno spesso più di un tampone. In queste considerazioni comunque il numero di tamponi globali viene considerato ( in mancanza di dati più precisi) un indicatore affidabile della politica regionale di indagine diagnostica a mezzo del tampone. Recenti informazioni dell’ ISS hanno specificato che al 20/04 sono stati eseguiti a livello nazionale circa 1.400.000 tamponi a 943.000 persone.

Sembrerebbe che il virus abbia un ‘ altissima contagiosità nei micro-ambienti e nelle micro-comunità (vedi RSA e Ospedali), mentre sia molto meno presente nella maggior parte della regione , in particolare negli spazi ampi ed aperti, non affollati.

La prevalenza per 100.000 ab della malattia in Veneto è riportata nella TAB 3:   al 16/04 i positivi sono 306, i decessi 20, e i guariti 65 per 100.000 ab.


Primi segni di contenimento del contagio dopo il picco del 21 marzo

Il picco dei contagi del 21 marzo 2020

IL grafico è un' elaborazione dei dati forniti ogni giorno dalla Protezione Civile, e mostra l' andamento dell' epidemia di Covid 19 in Italia fino al 30 aprile. Sono visibili gli importanti risultati , ottenuti con le misure sociali di contrasto, anche se il virus circola ancora, come dimostrano i 1872 nuovi casi che sono stati diagnosticati il 30 aprile.

1 maggio 2020

Contagi in calo Gli effetti delle manovre restrittive sulla prima ondata cominciano a farsi vedere

Il secondo grafico (sopra) mostra l' andamento delle epidemia dopo il picco di nuove diagnosi del 21 marzo, con una discesa molto lenta , quasi lineare, del numero di nuovi casi diagnosticati ogni giorno in Italia. Questo andamento è l' effetto delle varie misure di contenimento sociale che sono state prese.
1 maggio 2020

La fase di diffusione dell' epidemia La figura illustra cosa poteva succedere in assenza di manovre restrittive

I due grafici sono stati elaborati da Giuseppe e Renato Carone.  La prima immaghine descrive l' andamento dei nuovi casi di COVID 19 che venivano diagnosticati ogni giorno nella fase ascendente dell' epidemia, in Italia, fino al picco dei nuove diagnosi del 21 marzo, e mostra cosa poteva succedere in assenza di misure sociali di contenimento.